ADERISCI AD ALTERNATIVA LIBERTARIA/FdCA

ADERISCI AD ALTERNATIVA LIBERTARIA/FdCA
O SCEGLI NOI O SCEGLI LORO

campagna contro la contenzione meccanica

per giulio

per giulio

venerdì 30 dicembre 2011

Novità editoriali dalla FdCA !!

Novità editoriali dalla FdCA !!

I Quaderni di Alternativa Libertaria
Il Comunismo Libertario e il regime di transizione Christiaan Cornelissen €4,00

Nestor McNab (a cura di), Manifesto del Comunismo Libertario. Georges Fontenis e il movimento anarchico francese, Centro Documentazione Franco Salomone, Fano 2011

Gli anarchici di piazza UmbertoLa sinistra libertaria a Bari negli anni '70 - di Luca Lapolla , pubblicato dall'Associazione Alternativa Libertaria per conto del Centro Documentazione Franco Salomone, Fano (PU), settembre 2011.
ISBN: 978-88-906411-0-7
271 pp

per maggiori informazioni


http://fdca.it/stampa/novita1011.htm

mercoledì 28 dicembre 2011

NO AL GOVERNO DI CONFINDUSTRIA, BANCHE E VATICANO

COMITATO NO DEBITO Sinistra Piave

VENERDI 30 dicembre , MATTINA al mercato di CONEGLIANO IN VIA VITTORIO EMANUELE (vicino Bar Alpago) gazebo e volantinaggio contro la manovra Monti e il governo delle banche.
NON MANCARE!

comitatoconegliano@yahoo.it Cell. 339 7203900 - 3397769912

lunedì 26 dicembre 2011

NOI CREDEVAMO su rai3 il 30 dicembre ore 21

«NOI CREDEVAMO»

Finalmente la versione integrale del film di Mario Martone «NOI CREDEVAMO» sarà trasmessa da RAI3 venerdì 30 dicembre 2011 dalle ore 21,05 alle ore 0,20.

Tra i protagonisti del film, che dura oltre tre ore, e molte scene sono state girate nel Cilento, anche dei rivoluzionari cilentani che partendo dalla rivolta del 1828 percorrono l'Italia e l'Europa, incontrando Mazzini, Garibaldi, realizzando l'attentato contro Napoleone III a Parigi, ecc.

La sceneggiatura del film prende le mosse dai libri di Giuseppe Galzerano «Le Memorie di Antonio Galotti e la rivolta del Cilento del 1828» e «I Capozzoli e la rivolta del Cilento del 1828», pubblicati dall'Editore Galzerano, il primo, nel 1998 e il secondo nel 2003; e poi prosegue con il libro di Anna Banti «Noi credevamo», pubblicato dall'Editore Mondadori nel 1967.

Nel film, nelle prime scene Giuseppe Galzerano interpreta il personaggio di Antonio Galotti.
Nelle edicole e nelle librerie sarà in vendita anche il dvd con la versione integrale.

Giuseppe Galzerano editore http://galzeranoeditore.blogspot.com/
(tel. 0974.62028)

martedì 20 dicembre 2011

LA TRUFFA DELLE TREDICESIME

Da UNICOBAS
Clicca qui o sui titoli
http://www.unicobas.it/truffatredicesime.pdf
Giovedì 22 ore 18 a Mestre iniziativa di Assemblea Proletaria

AMERICA CENTRO-SUD , IMPERIALISMO E LOTTA DI LIBERAZIONE
DENUNCIAMO IL GENOCIDIO DEGLI INDIOS IN COLOMBIA
Presentazione del comitato di solidarietà internazionale
Presso il Tuttinpiedi in piazzetta Canova a Mestre

Alfa Romeo di Arese:Provocatori in azione.Nella notte i soliti “ignoti” rubano e distruggono alla tenda dei licenziati e alla portineria.

http://www.slaicobas.it/fiat-alfa-romeo-arese/3005-alfa-romeo-di-arese-provocatori-in-azione-nella-notte-i-soliti-ignoti-rubano-e-distruggono-.html

SLAI COBASSindacato dei lavoratori autorganizzati intercategorialeSede legale: via Masseria Crispi 4 / 80038 Pomigliano D'Arco NA / Tel. 081 8037023Sede nazionale: Viale Liguria, 49 20143 Milano / Tel. 02 8392117Sede Alfa Romeo Viale Luraghi Telefax 0244428529

COMUNICATO COMMISSIONE SINDACALE FdCA

"Con i lavoratori, contro la cancellazione dei diritti, per rilanciare la lotta sindacale"
Commissione Sindacale FdCA
Cremona, 17 dicembre 2011
presso il CSA Kavarna, via Maffi, Cremona

CLICCA QUI :
http://www.fdca.it/organizzazione/commissioni/csind-171211-documentofinale.htm

lunedì 19 dicembre 2011

Ufficio Studi FdCA novità

Nuovo sul sito:
Appunti per un'analisi economica
http://fdca.it/uffstudi/index.htm

domenica 18 dicembre 2011

A SUD DI LAMPEDUSA proiezione e dibattito

I camion che attraversano il deserto del Teneré; le agenzie di viaggio che da Agadez, nel nord del Niger, organizzano i passaggi; ma soprattutto i rimpatri coatti effettuati dalla Libia sotto le pressioni europee.Questo film racconta la faccia nascosta di un'emigrazione di cui noi spesso vediamo solo l'ultima tappa, lo sbarco nell'isola di Lampedusa.Chi sono questi candidati all'emigrazione? Da dove vengono? E soprattutto, perché emigrano? Girato nel deserto del Sahara nel maggio del 2006, “A Sud di Lampedusa” racconta il vissuto di questi africani in fuga dai loro paesi, per scelta, per disperazione o semplicemente per voglia di avventura.-E' difficile viaggiare con questi camion?- Per noi non è tanto difficile, perchè in qualche modo ci siamo abituati. Ma per qualcuno che lo fa per la prima volta, può essere molto difficile. Un camion serve a trasportare merci, non esseri umani...Cittadino nigerino in viaggio attraverso il deserto

A sud di Lampedusa è un video girato nel deserto del Sahara nel maggio 2006 e realizzato da Andrea Segre in collaborazione con Stefano Liberti e Ferruccio Pastore. Gli autori, con esso, ci consentono di avvicinarci ad una realtà umana di cui in genere conosciamo – ma ‘conoscere’ è un termine forte - solo l’epilogo sulle spiagge di Lampedusa.

PROIEZIONE E DIBATTITO ORGANIZZATI DAL COMITATO PER IL SUPERAMENTO DELLA CRISI DI CONEGLIANO
LUNEDI 19 DICEMBRE ore 20:30 presso INFORMAGIOVANI AL BISCIONE di CONEGLIANO
piazzale ZOPPAS presso stazione delle corriere adiacente stazione ferroviaria Presenterà il filmato un portavoce dei profughi dalla Libia di SuseGhana

SOFFIA, SOFFIA ... IL FUOCO AVVAMPA E I POMPIERI SBAGLIANO ESTINTORE

Questa volta non è una metafora, perché il fuoco è stato realmente appiccato, il 10 dicembre in un campo ROM di Torino; come alcuni giorni dopo, a Firenze, si è fatto fuoco su delle persone vere, anche se per molti erano solo dei pezzi di carne sgradevoli alla vista, avevano un nome Samb Modou e Diop Mor e una vita. Il circo mediatico ha subito emesso la sua sentenza, relegando il tutto a concetti astratti come "insana rabbia" e "follia". Un analisi approfondita avrebbe messo nei guai molti, troppi. Si sarebbe dovuto spiegare perché da anni le autorevoli "fonti di informazione" gonfiano oltre modo ogni fatto che ha odore di immigrato, anzi di non occidentale, mentre celano, mascherano ma soprattutto attutiscono ogni singolo caso di razzismo; perché permettono al fascistoide di turno di fomentare la paura, di attrarre la nostra frustrazione su quel bastardo che "ci ruba il lavoro", che "occupa le nostre case popolari", che "è pieno di privilegi" e che "sta portando nel baratro il nostro sistema sanitario". La nostra Regione infatti, da quando ha chiuso l'ambulatorio per i clandestini, ha ottenuto un così elevato risparmio da NON potersi permettere di togliere la tassa nazionale sul ticket sanitario, come inizialmente promesso. E' troppo comodo descrivere il camerata Borghezio come una nota folkloristica, a cui si deve rispondere con una nota di sdegno sì, ma misurata. E' troppo comodo considerare Casseri come "il pazzo omicida/suicida di Firenze" per ridare nuovamente forza e legalità a Casa Pound, che per questo ha preso lo "stimato studioso" Casseri, che partecipava attivamente con la pubblicazione di articoli, saggi antisemiti e biografie di nazifascisti, e lo ha buttato nel cesso retrocedendolo da "intellettuale d'area" a "isolato simpatizzante". Quei "bravi ragazzi" di Casa Pound possono continuare così la loro azione filantropica di revisionismo storico, xenofobia, pestaggi e devastazioni. Del resto sono in buona compagnia, numerose sono le associazioni culturali che rivendicano la libertà di far parlare dei castroni ignoranti come il, per fortuna estinto, sig. Pirina; ancor più numerosi sono gli uomini volenterosi che "ripuliscono" i nostri quartieri dalla "feccia" multicolore. Alcuni poi si mettono la maschera di "esasperati" per buttare molotov su dei lavoratori regolari che mandano i loro figli a scuola e che hanno molte colpe, tra cui quella di vivere in una roulotte, in un posto isolato, spesso senza acqua ed energia elettrica, come è successo a Torino. Gli immigrati morti in Italia sono indistintamente seppelliti sotto la coltre del cordoglio: il cordoglio della Politica, il cordoglio delle Istituzioni! La stessa politica e le stesse istituzioni che attraverso le "leggi" e le "forze dell'ordine" ogni giorno fermano, minacciano e picchiano molti stranieri, colpevoli anche solo di non avere un documento. Che perpetuano la segregazione nei Centri di Identificazione ed Espulsione. Che speronano e affondano i "barconi", come è successo nel marzo del 1997, provocando l'annegamento di 108 profughi. Che fanno finta di accogliere i richiedenti asilo politico e in realtà ingrassano l'albergatore di turno. Che fanno coincidere, senza diritto di replica, il licenziamento o l'assenza temporanea di lavoro con l'espulsione dai "sacri confini della patria", meglio se si è stati tanti anni in Italia, così in un sol colpo si fotte l'integrazione e, soprattutto, i contributi: l'INPS, democraticamente, ringrazia! Se vivessimo in un mondo capovolto in cui si rispettassero i "modi di vivere e di pensare diversi", purché non lesivi della dignità e della libertà dell'altro; forse la politica e i suoi cani da guardia e di "intrattenimento", si occuperebbero della realtà. Quella realtà che ci vede faticare a fine mese, che vuole per l'ennesima volta immolare i nostri diritti solo per ingrassare le tasche già straboccanti dei padroni. L'equazione non è immigrato = delinquente ma meno salari, pensioni, servizi e diritti = più milioni di euro investiti in opere mastodontiche inutili, più soldi per le spese militari, più privilegi per i pochi e soliti noti, politici industriali banchieri o faccendieri che siano. Questo dovrebbe portare al gesto inconsulto, al raptus folle. L'unico estintore efficace per spegnere una volta per tutte la nostra rabbia, le nostre frustrazioni il nostro malessere costante è quello di scendere in piazza per autorganizzarsi e lottare senza compromessi contro questa società, il suo finto benessere, le sue istituzioni, il suo sistema economico e soprattutto i suoi strafottuti "confini geopolitici".
Noi siamo specie che razza non è!

INIZIATIVA LIBERTARIA Pordenone

venerdì 16 dicembre 2011

Francesco è libero!

Francesco è libero!

È UFFICIALE: LE AUTORITÀ DI NYALA HANNO CONFERMATO DEFINITIVAMENTE LA NOTIZIA DELLA LIBERAZIONE DI FRANCESCO AZZARÀ

http://www.emergency.it/index.html

giovedì 15 dicembre 2011

Un tempo si sarebbe chiamato fascismo

Comunicato Segreteria Nazionale FdCA

Un tempo si sarebbe chiamato fascismo. Non quello che comunemente viene ricordato come l'artefice della guerra mondiale e delle imprese coloniali, e neanche quello quello folcloristico e ormai quasi estetizzato da sessanta anni di marketing neoliberale, ma quello che viene analizzato secondo un sano e mai superato metodo materialista.
In anni non sospetti diversi autori hanno avuto un approccio corretto al fenomeno, da punti di vista diversi ma con la stessa onestà intellettuale, ad esempio Karl Polanyi, che non ha esitato a riconoscere nella crisi economica (e del debito) dovuta agli sforzi bellici dell'imperialismo statuale, la risposta autoritaria del capitale sulle rivendicazioni di giustizia sociale del proletariato, capitale che nella sua forma liberale ha condotto la classe media ad un sostegno aperto e incondizionato al fascismo.

continua sul sito
http://www.fdca.it/antifa/untempo.htm

Salviamo il paesaggio Vittorio Veneto 16.12.2011

Salviamo il Paesaggio
Stop al consumo di Territorio
Ne parliamo con due scrittori

INCONTRO DIBATTITO
Con presentazione Appello Nazionale Salviamo il Paesaggio
VENERDI' 16 dicembre Ore 20,45
Biblioteca Civica di Vittorio Veneto
• Negli ultimi 30 anni abbiamo cementificato un quinto dell’Italia, circa 6 milioni di ettari.
• In Italia ci sono 10 milioni di case vuote,eppure si continua a costruire.
• I suoli fertili sono una risorsa preziosissima e non rinnovabile. E li stiamo perdendo per sempre.

NADIA BREDA
Dopo Palù ha pubblicato il suo ultimo lavoro
Bibo. Dalla palude ai cementi. Una storia
esemplare. Cisu Editore 2011

MATTEO MELCHIORRE
Ha appena pubblicato La Banda della superstrada
Menadora-Anzù (con vaneggiamenti
sovversivi). Laterza editore. 2011

descrizione del libro :

Ma è mai possibile che debbano costruirla proprio qua, sotto ai miei occhi? Non è che sia un male peggiore di altri, ma a me non va giù. Passerà di qua, dico, la SS 50 bis/var e verrà costruita dal niente. Cose turpi, inimmaginabili, oblique. Superstrada cane carnefice tu non dovrai avere vita facile, tu avrai in me un fiero oppositore, tu avrai addosso i miei occhi tutti i giorni. Non ti perderò di vista. Giuro morissi: da oggi a quando ti percorreranno i camion non me ne scapperà una. La costruzione della superstrada io l'ho vista iniziare in una giornata di sole finissimo. Annoto la data: 26 aprile 2004." Da quel giorno l'autore e un gruppo di amici decidono di fondare una banda che impedisca la realizzazione del progetto: tirano giù reti di plastica che cingono il cantiere, scrivono sul cemento, tagliano i lacci di filo di ferro che tengono le gabbie dei tondini, arrivano anche a usare le molotov e a farsi sorprendere dai carabinieri con bombolette spray esaurite. Ma soprattutto inventano un finto patrimonio archeologico da tutelare, inviando ai giornali foto di chiodi arrugginiti. Matteo Melchiorre racconta la sua storia di sei anni di riunioni e bevute al bar per decidere che fare, di ritagli di giornale, di inchieste e fotografie, di comitati territoriali, di appalti e subappalti, di avventure e disavventure fino all'apertura della strada, avvenuta di notte senza colpo ferire.

Comitato Salviamo il Paesaggio
con il sostegno di Libreria Fenice e Libreria Il Punto
Tutti sono invitati a partecipare liberamente

martedì 13 dicembre 2011

Il libro Canto Anarchico in Italia

Il Centro di documentazione Anarchico di Padova presenta

Il libro Canto Anarchico in Italia

interverranno Franco Schirone e Santo Catanuto.

Il 17 dicembre alle ore 17in via cornaro 1 (aula B) all'ex-macello.

Vi aspettiamo numerosi con canti e balli anarchici, vino e castagne.
La serata sarà dedicata alla raccolta fondi per il giornale Germinal.

Nabi Salih, morte di una lanciatore di pietre

Mustafa Tamimi lanciava pietre. Senza nessuna apologia ed a volte senza nessuna paura. Non lo ha fatto solo quel giorno e non lo faceva nemmeno tutti i venerdì. Si celava il viso. Non per paura della galera, che aveva già avuto modo di conoscere dall'interno, ma per preservare la sua libertà, per poter continuare a lanciare pietre e resistere al furto della sua terra. Ed ha continuato a farlo fino al momento della sua morte. ----Il giornale britannico The Daily Telegraph, riporta una dichiarazione presa dal profilo twitter del portavoce del Comando Militare Meridionale israeliano in risposta ai resoconti sulla morte di Tamini: "A cosa stava pensando mentre correva dietro ad una jeep in movimento mentre lanciava pietre se non al fallimento." Così, semplicemente e beffardamente, il portavoce ha spiegato perchè Tamini era da biasimare per la sua stessa morte.
Mustafa Tamimi, del villaggio di Nabi Saleh - figlio di Ikhlas ed Abd al-Razak, fratello di Saddam e Ziad, dei gemelli Oudai e Louai e di sua sorella Ola - è stato colpito alla testa da breve distanza durante la manifestazione di venerdì 9 dicembre. Ore più tardi, alle 9.21 di sabato, è morto per le ferite riportate. Una granata di lacrimogeno gli è stata sparata contro da una distanza di pochi metri da una jeep militare corazzata. Non è stata la paura ad armare la mano di chi lo ha colpito. Chi ha infilato la canna del fucile attraverso la porta del veicolo corazzato ed ha sparato, lo ha fatto con chiaro intento. Il tiratore è un soldato. La sua identità rimane sconosciuta e forse non sapremo mai il suo nome. E forse è meglio così. Identificarlo e punirlo servirebbe solo a coprire i crimini di un intero sistema. Come se l'ndifferente cittadino israeliano, il sergente, il comandante della compagnia, il comandante del battaglione, il comandante di brigata, il comandante di divisione, il ministro della difesa ed il primo ministro non avessero preso parte alla sparatoria.
E allora è proprio come dice il portavoce dell'esercito. Mustafa è morto perchè tirava pietre; è morto perchè osava dire una verità, con le sue mani, in un posto in cui la verità è proibita. Qualsiasi discussione sulle modalità della sparatoria, sulla sua legalità e sull'ordine di aprire il fuoco, presuppone un padrone di casa a cui è impedito di poter cacciare l'invasore. Infatti l'invasore è autorizzato a sparare sul padrone di casa.Il corpo di Mustafa giace senza vita perchè egli ha avuto il coraggio di lanciare pietre nel giorno del 24° anniversario della Prima Intifada, che ha generato i bambini palestinesi delle pietre. Suo fratello Oudai è rinchiuso nel carcere di Ofer e non gli è stato permesso di poter partecipare ai funerali, perchè anche lui è uno che aveva osato lanciare pietre. Ed a sua sorella non è stato permesso di potergli stare accanto negli ultimi istanti, e non perchè fosse sospettata di aver lanciato pietre, ma solo perchè lei è una donna palestinese.Mustafa era un uomo coraggioso, ucciso perchè lanciava pietre e non aveva paura dei soldati armati e seduti al sicuro nelle loro jeep militari corazzate. Il giorno in cui è morto Mustafa, la valle è stata attraversata da un silenzio il cui gelo era inferiore solo agli striduli lamenti della madre di Mustafa, che si levavano di tanto in tanto.Migliaia di lanciatori di pietre hanno partecipato al funerale. E' stato deposto nella tomba di famiglia e le pietre hanno ricoperto il suo corpo. I soldati stazionavano all'ingresso del villaggio. Ma nemmeno l'angoscia ed il dolore della separazione sono manifestazioni tollerabili per l'esercito. I soldati erano pronti a sparare lacrimogeni sui partecipanti al funerale mentre ritornavano a casa. Mentre il soldato che ha colpito Mustafa è a piede libero, sei manifestanti sono finiti dietro le sbarre.Mustafa, camminiamo dietro il tuo corpo con il capo chino e gli occhi pieni di lacrime. Ci sei caro, perchè sei morto lanciando pietre e noi no.
Jonathan Pollak*

Articolo già pubblicato in Haaretz.com on-line, 13.12.11.
L'autore è uno dei fondatori di Anarchici Contro il Muro e portavoce del Comitato dei comitati popolari di base della Cisgiordania.

(traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali - www.fdca.it)
Related Link: http://awalls.org

venerdì 9 dicembre 2011

Distribuzione libertaria Vittorio Veneto e dintorni

Disponibile ultimo numero di "A" rivista di cultura anarchica di dicembre/gennaio . Ancora ultime copie per "A" di novembre. Costo a copia 3 euro . Inoltre grauitamente potete ricevere in stampa a4 l'ultimo numero del mese corrente del foglio telematico della FdCA , "Alternativa libertaria" (gratis anche per posta) . Per richieste info e quant'altro monteantares@autoproduzioni.net

Fiat soluzione finale .

Commissione sindacale FdCA
http://www.fdca.it/sindacale/2011/fiatsoluzionefinale.htm

mercoledì 7 dicembre 2011

martedì 6 dicembre 2011

In tempo di crisi la violenza contro le donne è prima di tutto economica

Commisione di genere FdCA

http://www.fdca.it/generi/noviolenza251111.htm

Aspettando il cigno nero? ufficio studi FdCA

Aspettando il cigno nero?
Ufficio Studi FdCA

http://www.fdca.it/uffstudi/cignonero.htm

CULTURE E POTERI , presentazione a Marghera

presentazione del libro "culture e poteri un approccio antropologico" di Stefano Boni elèuthera editrice ne discutiamo con l’autore e con Giampietro Berti (Nico) docente Università di Padova

introduce
Elis FraccaroLaboratorio Libertario
sabato 10 dicembre 2011
ore 17,30
Ateneo degli Imperfetti
Via Bottenigo 209 / Marghera VE


In questo saggio Stefano Boni esplora i rapporti tra culture (ovvero forme standardizzate di condotta e pensiero), antropologie (ovvero discorsi sull’umanità) e poteri.
Il potere in una sua prima accezione esprime la facoltà del fare. Nella gamma di possibilità del fare, rientra il far fare.
In senso stretto, un agente sociale ha potere su un altro o su altri quando è in grado di assicurarsi la loro obbedienza limitandone la libertà. Ma anche ogni circuito culturale esercita una qualche forma di controllo su ambiti che si ritiene interessino la comunità, e in particolare sui processi comunicativi, organizzativi e deliberativi. Le procedure decisionali che determinano l’estensione di tali ambiti, i loro contenuti e le forme di sanzione ritenute appropriate per salvaguardarne le caratteristiche, possono essere considerati espressioni di potere?
A questa e a molte altre domande risponde questo interessante testo di Boni che con il suo sguardo antropologico ci conduce attraverso tutti i passaggi essenziali, dalle culture egualitarie all’accentramento di potere dei moderni stati nazionali.

venerdì 2 dicembre 2011

NO TAV a Padova il 4 dicembre

Il 4 dicembre a Padova verrà a parlare Maria Matteo (attivista anarchica e No TAV) sulla lotta Notav,interviene anche Romano Mazzon (Freelance).
L'iniziativa inizia alle ore 18, pressol'ex-macello di via cornaro 1, aula B. Padova ovviamente

Il Centro di Documentazione Anarchica di Padova
elcida@inventati.org

ECONOMIA e FINANZA ai TEMPI DELLA CRISI , PORDENONE

Sabato 3 dicembre - ore 18.00PREFABBRIKATOvia Pirandello, 22 - Villanova, Pordenone

Economia e finanza ai tempi della crisi:per saperne di più e imparare a farne a meno
Interverrà Francesco Fricche
(collaboratore economico di Umanità Nova e autore dell’opuscolo “Manovra finanziaria e crisi”)

Si fa un gran parlare di crisi, in questi ultimi anni anche i politicanti più tiepidi sono diventati ferventi castigatori di “caste”, in tanti citano lo spread, il default, il PIL ecc. per non sfigurare nei talk-show. Ma di cosa davvero si parla? Quali sono i veri attori e gli spettatori di questa crisi? Chi ha creato il debito? A chi, UE e governi, regalano soldi per “risanare” l’economia?Le risposte a queste e ad altre domande in un linguaggio comprensibile a tutti per rimettere sì i “conti in ordine” ma quelli che interessano la gran parte della popolazione: lavoratori, precari, disoccupati, studenti e pensionati.
Iniziativa Libertaria

In tempo di crisi la violenza contro le donne è prima di tutto economica

La violenza contro le donne è uno dei modi che hanno il patriarcato e il capitalismo di confermare il loro potere in tutto il mondo. E parliamo non solo di comportamenti individuali, con maltrattamenti che vanno dalle percosse all'omicidio, ma anche di pratiche tradizionali che recano danno alle donne: mutilazione dei genitali femminili e l'ereditabilità della moglie (la pratica di trasmettere in eredità la vedova e tutte le sue proprietà al fratello del marito deceduto), di vessazioni sessuali e/o psicologiche, economiche, come il rifiuto di concedere soldi in famiglia, rifiuto di contribuire finanziariamente alle esigenze di donne e bambini, privazione del cibo e dei bisogni di base, controllo dell'accesso all'assistenza sanitaria, all'occupazione, decurtazione degli stipendi, conti correnti unici a gestione del marito in cui confluiscono gli stipendi di entrambi i coniugi, case intestate al solo marito, ecc. fino a atti di omissione, quali le discriminazioni nell'alimentazione, nell'istruzione e nell'accesso all'assistenza sanitaria dovute al sesso di una persona, contro le donne e le bambine, in tutto il mondo.
Il tema della violenza sulle donne è diventato soltanto da pochi anni oggetto di dibattito pubblico, tanto che ancora oggi si registra, soprattutto in alcune realtà, la carenza di efficaci politiche, di ricerche, di progetti di sensibilizzazione e di formazione, di contrasto alla violenza alle donne.
Le ricerche compiute negli ultimi dieci anni dimostrano che la violenza contro le donne è endemica, nei paesi industrializzati come in quelli in via di sviluppo; le vittime e i loro aggressori appartengono a tutte le classi sociali o culturali.
Ma la crisi accentua una già difficile situazione economica delle donne. Influisce negativamente nelle situazioni in cui le donne sono state espulse dal contesto di lavoro, quelle situazioni in cui le donne non hanno mai lavorato perché legate alla cura di bambini o di anziani, a sostenere quel welfare familiare di cui si è negli anni dotato anche il nostro paese con politiche di smantellamento dei diritti sociali.
Chiuse nella famiglia, private dal proprio stipendio e dalle soddisfazioni di un lavoro che permette l'emancipazione dallo spazio domestico, il confronto con altre donne e con altri uomini, le donne sono sempre di più soggette alla violenza di genere che si acuisce quando ad una visione stereotipata di disvalore del femminile (ipersessualizzato o riportato al ruolo materno) si unisce un quadro economico di perdita di forza contrattuale al lavoro, quando le famiglie all'assenza di sostegno pubblico ai propri bisogni devono affrontare la perdita di capacità di acquisto, i soggetti più deboli dentro la famiglia - le donne che non lavorano o che hanno lavori part-time o che hanno lavori in nero - rischiano di essere le prime ad essere private di quel potere contrattuale per decidere liberamente sulla loro vita e su quella degli altri familiari ancora più deboli e che da esse dipendono - a fronte di decisioni che si concentrano sempre di più sul capo-famiglia, su chi porta a casa lo stipendio, ed è riconosciuto come l'interlocutore sociale.
E la crisi colpisce le donne che lavorano più degli uomini, perché i tagli ai servizi pubblici colpiscono maggiormente le donne e i pur risibili tentativi di conciliazione dei tempi di vita, che continuano a vedere sulle donne riversato la stragrande maggioranza del lavoro di cura, dai figli/e agli anzian* ai nipoti, oltre al "normale" lavoro domestico.
E sulle donne, se migranti, si scaricano tutte le contraddizioni materiali e simboliche: vittime di tratta, maggiormente indifese nei confronti di qualunque tipo di violenze, di abuso e di ricatto anche da un punto di vista lavorativo, nel chiuso delle case come sulle strade e nelle fabbriche.
In questo quadro le politiche contro la violenza che vanno ad incidere solo sul fenomeno fisico o psicologico ma che non promuovono percorsi virtuosi di rimozione dei motivi della violenza stessa (culturali, etici, economici), le politiche che non pongono le donne al centro della preoccupazione di giustizia sociale e di equità economica sono miopi e non possono modificare a fondo il quadro.
E sulle donne si continua ad esercitare la violenza di uno Stato che, in Italia, continua ad attuare politiche repressive di controllo sociale, limitando di fatto l'accesso alle scelte riproduttive alle famiglie e non garantendone l'accesso agli individui.
Alla violenza dei singoli, del sistema economico, dello Stato si può e si deve reagire con la solidarietà, con la partecipazione attiva, con il rilancio dell'attività e dell'impegno femminista e il contrasto alle scelte di governo economico, con la valorizzazione reciproca delle competenze e con una sana, reale e costruttiva esplosione di rabbia collettiva e individuale, per riprenderci questa metà del cielo (e della terra) e il diritto per tutte a una vita degna, libera e consapevole.

Commissione etiche e politiche di genere
Federazione dei Comunisti Anarchici
25 novembre 2011

Mario Monty (Python) e il senso della vita

Il nuovo governo Monti, quello che troppi si ostinano a vedere come post- Berlusconiano attribuendogli una capacità salvifica morale, politica ed economica, non è altro che la risposta dei poteri forti dell'area euro atlantica alla crisi finanziaria, poteri che, dopo aver scaricato sulle casse statali la salvezza dall'indebitamento delle banche, ora non fanno altro che presentare il conto, scaricando sulle spalle dei lavoratori, dei pensionati, dei disoccupati e dei precari la garanzia dell'accumulazione del potere economico Europeo.
Oltre ai male informati, anche la NATO ed il Vaticano si sono sperticati in lodi al nuovo esecutivo; stesso sostegno hanno dato al neogoverno Greco. Come sempre le risposte autoritarie che ristabiliscono le prerogative borghesi di una società classista vengono assunte come provvidenziali.
Gli stolti gioiscono e le classi subalterne precipitano in una deriva di cui è arduo conoscere la fine, ed anche gli esiti al momento sono solo percettibili alla grande massa dei lavoratori.
Le linee di intervento delle politiche governative ce le stanno cucinando lentamente; giustificate dalle necessità impellenti del debito pubblico si realizzeranno in un attacco al salario diretto ed indiretto. Per far fronte ad una sorta di inedita accumulazione a singhiozzo, si getta nella precarietà la vita di milioni di persone tagliando le pensioni e abolendo la pensione di anzianità, garantendo la libertà di licenziamento ai padroni.
Tutto ciò unito ad una impennata della disoccupazione che in futuro avrà sempre meno ammortizzatori economici che aiutino la sopravvivenza materiale delle persone, insieme ad una generalizzata diminuzione dell'accesso a servizi essenziali come la sanità e fondamentali come l'istruzione.
Lo tsunami delle "necessarie" privatizzazioni travolgerà i beni collettivi, che saranno svenduti a costi di favore al capitale privato e l'avvio della costruzione di mega opere inutili e dannose, con un impatto ambientale disastroso, sarà presentata come la sola leva per sostenere la domanda interna, oltre ad un aumento lineare delle spese militari che non faranno altro che favorire le mafie del potere militare ed economico. E il ruolo dello Stato in questa fase si conferma sempre più caratterizzato dalla ricerca di nuove forme di controllo sociale e da un inasprimento della repressione dell'antagonismo sociale.
Se questo può essere assunto come un abbozzo del quadro sociale e politico futuro, è altrettanto vero che nel campo delle classi subalterne e del proletariato in generale con molta difficoltà si stanno ridefinendo forme di risposte in grado di resistere e di combattere le scelte del capitale. L'impossibilità di praticare ogni via parlamentare, unita alla generale crisi di rappresentanza politica, accompagnate dall'impossibilità altrettanto evidente di una nuova politica keynesiana, stanno mettendo a nudo la fine della compatibilità sociale che il proletariato nelle sue varie forme politiche e sindacali si era dato. È la fine di un epoca che ci riporta a rapporti sociali ottocenteschi, da dove il proletariato europeo pensava di essere fuggito.
Così la FIAT cancella con un tratto di penna il contratto collettivo dei lavoratori per le sue aziende, elimina le garanzie sindacali e limita fortemente le libertà sindacali, sapendo di poter contare sul sostanziale avvallo governativo, spalancando la breccia che aveva aperto con Pomigliano. Un bel regalo di Natale per tutta la classe padronale.
Con buona parte dei sindacati confederali attenti a salvare la Patria e le sue banche ed i fortissimi ricatti occupazionali in atto, la battaglia di resistenza dovrà contare su un nuovo protagonismo operaio che con intelligenza politica e determinazione riesca a difendere libertà sindacali e rivendicazioni salariali, rifiutando la logica dei sacrifici e dei ricatti, dicendo chiaramente che la crisi va fatta pagare a chi l'ha creata e ci ha guadagnato, che noi abbiamo già pagato abbastanza.
Intanto nella società reale le richieste sempre più impellenti di nuovi spazi politici stanno mettendo una nuova generazione di militanti di fronte alla necessità di conquistare autonomia e progettualità, sia nella difesa dei beni collettivi, intesi come insieme di servizi sociali e risorse vitali, dall'attacco privatistico del capitale, sia nelle richieste degli studenti per la difesa della scuola pubblica.
Nello scegliere e nell'impegnarsi dal semplice affacciarsi per vedere le macerie sociali prodotte dalla ristrutturazione capitalistica, al ritornare nelle piazze, al praticare metodi di sopravvivenza sottratti al mercato del capitale, allo sperimentare nuove forme di autogestione e di mutualità, alla solidarietà attiva con le lotte dei lavoratori e l'impegno a difesa delle condizioni di vita.
Solo nelle lotte è possibile sedimentare soggettività e risposta radicale, praticare nuove forme di solidarietà attraverso percorsi di unione e di federalità delle lotte, lontani come sempre da vecchie consuetudini parlamentari.
E nelle forme che il potere popolare, tutto da costruire, si sta dando, forme assembleari, democratiche e dirette, ritroviamo la nostra pratica rivoluzionaria, comunista e anarchica.

Segreteria NazionaleFederazione dei Comunisti Anarchici
24 novembre 2011

Solidarietà con la lotta popolare egiziana

Comunicato internazionale libertario

Il fine settimana del 19-20 novembre ha visto una nuova ondata di protesta di massa in tutto Egitto a causa della violenza sistematica del Consiglio Supremo delle forze armate (CSFA) contro le masse egiziane. La gente è stanca del comportamento dittatoriale del CSFA, dell'uso della forza estrema contro i manifestanti, dei tribunali militari che in 10 mesi hanno mandato 12.000 compagni e compagne a marcire nelle carceri, della censura, della tortura, rapimenti e perfino dell'eliminazione fisica selettiva di attivisti. La gente è stanca del fatto che il consiglio militare continua a dirottare la rivoluzione, per mantenere la vecchia dittatura con altri mezzi. La gente è stanca del settarismo che il CSFA genera per distogliere ldei a nostra attenzione dalla vera lotta per la giustizia, per l'uguaglianza, per la libertà.
L'imperialismo ha decretato una "transizione ordinata" alla democrazia in Egitto. L'esercito si è dimostrato obbediente nel rendere effettivo questo disegno. Il popolo egiziano esige la fine della dittatura e lo sradicamento di ogni vestigia dell'odiato regime di Mubarak. La gente in Egitto vuole sentire, finalmente, che il paese è gestito da loro, per loro.
Gli anarchici in Egitto, e con loro il movimento internazionale di solidarietà con i rivoluzionari libertari, danno il loro incondizionato sostegno alla giusta lotta del popolo egiziano perché esso continui la rivoluzione, e deplorano il massacro dei manifestanti, che dimostra che il CSFA non è diverso da Mubarak in alcun modo.
A differenza di altri settori che ancora nutrono illusioni sulla democrazia borghese, noi crediamo che la democrazia e lo Stato siano incompatibili. La vera democrazia si è vista quando il popolo egiziano ha formato dei comitati popolari che hanno gestito le proprie comunità, le proprie città, le proprie attività, dal basso verso l'alto. Noi facciamo appello perché questi comitati popolari si potenzino, perché il paese venga decentralizzato, perché ogni singola posizione politica sia revocabile da parte dei comitati qualora i detentori non eseguano il mandato popolare.
Crediamo inoltre che le aspirazioni alla democrazia siano incompatibili con il sistema capitalista, che si basa sul controllo da parte dell'elite dell'economia e dei mezzi di vita, condannando alla morte per fame ogni giorno ben 25.000 esseri umani. La vera democrazia è possibile solo quando l'intera società gestisce democraticamente l'economia e l'industria di una nazione. Perché questo sia possibile, è necessaria la proprietà collettiva della terra e delle industrie nonché la loro gestione diretta da parte degli operai e dei contadini stessi. Finché i pochi continuino a controllare la ricchezza del mondo, i pochi avranno sempre il potere sulla maggioranza. Il mercato libero è solo una forma più sottile della dittatura.
Facciamo appello, dunque, perché i sindacati e i lavoratori svolgano un ruolo di guida nella lotta attuale, perché vengano occupati i luoghi di lavoro, perché questi vengano trasformati in cooperative dei lavoratori e perché si prepari la completa autogestione dell'economia egiziana.
La crisi in Egitto non si risolverà con delle soluzioni tiepide e incerte. Serve l'impegno della gioventù, delle donne, della classe lavoratrice perché si possa sradicare ogni germe di tirannia e violenza nel nostro paese: il sistema capitalista e lo Stato. Uniamoci tutti e tutte sotto la bandiera della lotta contro il governo militare, ma difendiamo l'alternativa rivoluzionaria e libertaria per le masse egiziane.
25 novembre 2011

Movimento Socialista Libertario (Egitto)Federazione dei Comunisti Anarchici (Italia)Organisation Socialiste Libertaire (Svizzera)Workers Solidarity Movement (Irlanda)Zabalaza Anarchist Communist Front (Sud Africa)Workers Solidarity Alliance (USA)Confederación Sindical Solidaridad Obrera (Spagna)Grupo Libertario Vía Libre (Colombia)Centro de Investigación Libertaria y Educación Popular (Colombia)Instituto de Ciencias Económicas y de la Autogestión (Spagna)Federación Comunista Libertaria (Cile)Revista Política y Sociedad (Cile)Common Struggle - Libertarian Communist Federation (USA)
www.anarkismo.net

IX Congresso Nazionale della FdCA

IX Congresso Nazionale della FdCA
1-2 novembre 2014 - Cingia de' Botti (CR)