ADERISCI AD ALTERNATIVA LIBERTARIA/FdCA

ADERISCI AD ALTERNATIVA LIBERTARIA/FdCA
O SCEGLI NOI O SCEGLI LORO

campagna contro la contenzione meccanica

per giulio

per giulio

giovedì 28 maggio 2009

RUMORE CONTRO LA GUERRA - presidio anti-militarista

LUNEDI' PRIMO GUIGNO ore 15:30
PIAZZA INDIPENDENZA (vicino piazza dei signori, in centro storico) TREVISO
interventi - musica - aperitivo bellavita - buffet vegan
presentazione della lotta conto la base di Mattarello (TN)

NON ESISTE PACE FATTA CON LE ARMI !!!!

martedì 26 maggio 2009

Dai un calcio al razismo! 4° torneo di calcetto a 5 più cricket a Pordenone

L´associazione Dai un Calcio al Razzismo indice per giovedì 28
maggio alle ore 12,30 presso la corte del Caffè Letterario all´Ex
Convento di S. Francesco a Pordenone la conferenza stampa con cui
presenterà la 4° edizione del Torneo Antirazzista di Calcio a 5 che
si terrà presso l´impianto sportivo di Villanova il 29/30/31 maggio
2009 con inizio alle ore 20.00.
Durante la conferenza stampa saranno presenti alcuni degli
organizzatori dell´evento e membri dell´associazione costituitasi
5 anni fa e che ha sede presso il Prefabbrikato in Via Pirandello, 22
nel quartiere che ospita il Torneo.
Saranno illustrate le novità di quest´anno sia dal punto di vista
sportivo (calcio a 5 e Cricket) sia da quello culturale con
importanti ospiti che presenzieranno in queste giornate di incontri e
divertimento, inoltre una corposa brochure sarà a disposizione dei
giornalisti e accompagnerà gli interventi e la parte dedicata a
domande e curiosità.

L´addetto stampa

Per l´Ass. Dai Un Calcio al Razzismo
info@daiuncalcioalrazzismo.org

infoline: 329.0274834 - 340.5807894

lunedì 25 maggio 2009

Incontro con Saverio Ferrari a Padova - 29 Maggio -

Venerdì 29 maggio 2009
ore 21

il Centro di Documentazione Anarchica
di Padova
presenta

Incontro con Saverio Ferrari,
autore del libro
"Le nuove camicie brune.
Il neofascismo oggi in Italia".

L'incontro si terrà
alle ore 21
e avrà luogo presso
la sede dell'ANPI
in via stratico 4 - laterale di via loredan
(zona portello - Padova).

info - http://nodoanarchicopadovano.noblogs.org/

"Carne di Rom". Notizia censurata da tutti i media italiani

Grave aggressione poliziesca ai danni dei Cobas e del movimento di lotta antimafia

COMUNICATO STAMPA
Grave aggressione poliziesca ai danni dei Cobas e del movimento di lotta antimafia

Sabato 23 maggio a in via Notarbartolo a Palermo, durante la commemorazione del diciassettesimo anniversario della strage di Capaci, proprio davanti all’albero Falcone decine di agenti di polizia hanno aggredito i lavoratori dei Cobas che mostravano lo storico striscione che da sedici anni viene portato a tutte le manifestazioni antimafia con su scritto “ LA MAFIA RINGRANZIA LO STATO PER LA MORTE DELLA SCUOLA”. Uno slogan che evidentemente vuole sottolineare come la lotta alla mafia deve essere condotta, oltre che sul livello repressivo, anche su quello del miglioramento delle condizioni socio-economiche di una larga parte di popolazione che diviene il bacino di arruolamento e di consenso all'agire malavitoso. Da questo assunto la necessità di un intervento dello Stato verso la garanzia di dignitose condizioni di vita per tutti i cittadini da garantire con un'offerta di servizi sociali (scuola, sanità, trasporti, ecc.), di lavoro o di un reddito minimo garantito.
L’azione esemplare di Peppino Impastato è alla base del movimento di lotta antimafia, che confligge con l’antimafia di maniera che vede con simpatia lo sventolio delle bandiere di Azione Giovani d’avanti all’albero Falcone e aborrisce lo striscione dei Cobas. Ben sappiamo che antimafia è lotta sociale e non può andare a compromessi con le forze più retrive della società che da sempre sostengono e foraggiano il sistema clientelare e mafioso.
Impastato, Pio La Torre, Terranova, Placido Rizzotto e le tante decine di martiri antimafia ci hanno insegnato questo. Forse ai notabili dell’antimafia di facciata questo da fastidio perché mette in evidenza l’uso opportunista e cialtrone della bandiera antimafia da parte di costoro.
Le forze del disordine nel sequestrare violentemente lo storico striscione antimafia hanno fermato e condotto in questura tre esponenti dei Cobas, e sino a questo momento non abbiamo notizie sulla loro sorte.
La violenta reazione delle “forze del disordine” è in perfetta linea con i comportamenti dettati dal “pacchetto sicurezza” già sperimentati contro gli operai di Pomigliano d’Arco in lotta per il lavoro e contro gli studenti dell’Onda a Torino in lotta per la difesa dell’istruzione pubblica.
Mettere l’accento che il taglio delle classi, l’aumento degli alunni per classe e il licenziamento di quasi sessantamila insegnati dequalifica la scuola, crea disagio sociale e da elementi alla mafia per conquistare i giovani emarginati del meridione per le “forze del disordine” è un atto non tollerabile. Questo Governo ha bisogno di mettere a tacere la vera opposizione sociale per fare digerire il costo della crisi ai ceti popolari. Criminalizzare i Cobas, il sindacalismo di base, l’opposizione sociale serve per fare digerire in modo indolore le amare pillole della recessione e lo spostamento dei capitali pubblici dal sociale alle banche e alle imprese. Imprese che come la FIAT impiegano i capitali pubblici per fondare un impero dell’auto facendo pagare lo scotto agli operati di Termini e di Pomigliano.


x l’Esecutivo Nazionale della
Confederazione COBAS
Renato Franzitta

dinamica dei fatti sulle cariche del 16 aTreviso

Comunicato dell’ADL Cobas di TrevisoTreviso - Sulla manifestazione di sabato 16 maggio: un pò di chiarezzaTreviso - Martedì 19 maggio 2009Si sprecano le parole e le prese di posizione dopo gli avvenimenti di sabato 16 maggio a Treviso.La risposta politico/sociale la daremo in una conferenza stampa collettiva il prossimo fine settimana. Visto però il putiferio scatenatosi sui giornali, come responsabile dell’ADL-Cobas di Treviso intendo precisare quanto segue:

Non è vero che il corteo non era autorizzato: Martedì 5 maggio sono andato personalmente a notificare la manifestazione in Questura, dopo aver avvisato Abdallah Kezraji che volevamo partecipare alla manifestazione di piazza Vittoria con un corteo dalla Stazione. Lunedì 11 maggio vengo contattato dalla Questura che riferisce che la CGIL non ci vuole in Piazza. Allora richiamo Kezraji che, dopo aver contattato Barbiero, mi dice che non c’è problema, è tutto risolto. Non ho ricevuto alcun divieto o alcuna prescrizione dalla Questura.Sabato 16 maggio al pomeriggio il Vicequestore mi dice che possiamo andare in corteo fino al ponte San Martino; lì troviamo una camionetta di traverso e la celere schierata. Eravamo senza camion e amplificazione ma loro pretendevano di far passare una persona, scortarla in piazza Vittoria e poi farne passare un’altra, affermando che “questa era la volontà della CGIL”.Di fronte alle “forche caudine” abbiamo insistito per andare in Piazza Vittoria ma sono partite le cariche con cui i celerini hanno mandato un ragazzo all’ospedale, ferito molti manifestanti e qualche loro stesso funzionario che si è messo in mezzo per frenarli.Quando sono riuscito a oltrepassare il cordone di celere, dopo tre cariche, ho visto e sentito personalmente Barbiero arrivare e dire “lasciateli passare” e solo allora il cordone di Polizia si è aperto, mentre il corteo ormai aveva fatto un altro giro.A quel punto, coi lividi delle manganellate, anche gli animi erano caldi. In piazza è successo che molti migranti in modo autonomo hanno deciso di improvvisare un’assemblea per discutere sulla violenza subita. Non volevano accettare che si facesse finta di niente e hanno deciso di andare a dirlo sul palco ma i confederali hanno negato loro decisamente la parola.Allora è partita la contestazione finchè, piuttosto di farli parlare, la CGIL ha preferito sospendere la manifestazione.Chi c’era lo sa com’è andata, non ci sono veline che tengano.Avevamo creduto che fosse possibile manifestare contro le leggi razziali e questo clima pesantissimo di xenofobia andando oltre le sigle, le organizzazioni, tutte, compresa la nostra.Ma al Ponte San Martino è scattata una vera e propria provocazione premeditata. Perché? La CGIL non perde il vizio totalitario e stalinista? Il Questore voleva farsi bello con Maroni che vuole “cattiveria” contro i migranti? Il Vicequestore vuole far carriera?Di certo sentir rispolverare l’armamentario di “infiltrati, autonomi, violenti, indagini ed espulsioni” fa molta tristezza.Invece gli avvenimenti di Piazza Vittoria hanno a che fare con la democrazia e la partecipazione. I lavoratori migranti hanno dato una prova di maturità, rivendicando la parola, per denunciare le violenze subite dalla Polizia e quelle quotidiane nei posti di lavoro, all’ufficio stranieri e così via.Di sicuro ai capetti sindacali e a quelli che fanno i soldi con progetti, localini e cooperative non fa piacere che i migranti si organizzino e abbiano voglia di lottare. Vogliono solo una massa di manovra. Ma, come diceva un operaio nigeriano sabato scorso, “Non capite che la gente non ce la fa più, siete seduti su di una bomba ad orologeria?”

Per l’ADL Cobas di TrevisoSergio Zulian

IL NAZI-LEGHISMO CONTRO GLI IMMIGRATI E LA STRADA VERSO UNA NUOVA EUGENETICA A PORDENONE

Pochi sanno che l’onorevole Mario Borghezio della Lega Nord è stato recentemente ripreso fuori-onda, dopo un intervento presso un circolo fascista francese, mentre suggeriva ai camerati come fare per riprendere il potere e consigliando loro di seguire l’esempio italiano della Lega Nord senza richiami espliciti e simbolici al fascismo, se no la gente non ti segue, ma spingendo sui contenuti che sono gli stessi di un tempo e sui quali invece c’è consenso. Una notizia del genere che è girata in rete, e pubblicata anche sulle pagine di Repubblica, non ha suscitato reazioni se non indifferenza.
Anche in provincia di Pordenone abbiamo il Borghezio nostrano, giusto per non farci mancare nulla, e si chiama Enzo Bortolotti, sindaco di Azzano X e recentemente candidato alle elezioni Europee. La sua politica locale è una politica anti-immigrato. Lo stesso sfilava lo scorso gennaio nel corteo per la continuazione dell’aggressione Israeliana a Gaza sgolandosi al grido di “Pordenone cristiana, mai mussulmana”, mentre per anni ha usato il suo potere per vietare ogni diritto agli immigrati, come portare il velo alle donne islamiche per le strade, o negando la piazza ai “neri”, come li chiama lui, o ai mussulmani per manifestazioni di protesta o di preghiera, perché in fabbrica a lavorare vanno bene mentre nelle piazze infastidiscono. In ultimo, dopo che l’emendamento sul divieto di denuncia dei migranti irregolari è stato cassato al parlamento, Bortolotti e la Lega Nord locale si battono perché venga chiuso l’ambulatorio medico della Caritas per immigrati presso l’ASL comunale dove vengono curati anche gli immigrati, uomini, dome, anziani e i loro bambini, sprovvisti del permesso di soggiorno.
Pare che i dirigenti dell’azienda ospedaliera concederanno la chiusura del centro, che per altro costa pochissimo ed ha una funzione fondamentale sia per le cure a chi soffre sia per tutelare la salute di tutti i residenti in provincia monitorando così la salute globale,
Questa campagna d’odio e di razzismo da anni bazzica i territori friulani e sembra che il seme dell’intolleranza abbia il vento dalla sua parte, la parte peggiore di ognuno di noi, del livore, della paura, della diffidenza verso ogni possibile “concorrente” sociale, culturale ma soprattutto economico. Perché gli imbecilli ogni qualvolta la crisi intacca i loro portafogli, le sicurezze e i piccoli privilegi acquisiti abboccano all’amo della “guerra fra poveri” mentre caste e padroni se la spassano al motto “c’è la pagate voi la nostra crisi”! L’idea che la colpa sia di chi sta peggio di noi è una visione antica ma sempre di moda nei momenti bui, come questo che stiamo attraversando, e come fu nelle varie crisi passate dopo la prima e la seconda guerra mondiale ed ancora prima del boom di corto respiro degli anni ’80.
Nella Germania nazista, ma in parte già col fascismo, prese piede la pratica eugenetica di eliminazione fisica dei caratteri negativi della razza e selezionando quelli positivi. Questa aberrazione era figlia di ambiti accademici tutt’altro che ristretti e semmai di ampia condiscendenza accademica anche in Inghilterra e negli stati Uniti.
Da quel collaborazionismo francese di Vichy al nazismo imperante proviene la “nuova destra” e le idee differenzialiste di Alain De Benoist (tra i sui maggior esponenti attuali) che oggi s’identificano “oltre la destra e la sinistra” e che fanno da base culturale per i movimenti identitari da Forza Nuova alla Lega Nord e che non a caso fu ospite negli anni della loro ascesa alle feste della gioventù padana.
Con la scusa della rispettabilità di ogni etnia questa visione pretende che non vi sia contaminazione fra esse: tradotto “ognuno a casa sua” e se a casa non ci sta al via le politiche di segregazione nei CPT/CIE, di intimidazione con le ronde padane e la guardia nazionale o peggio con leggi che obbligano a denunciare gli irregolari oppure vietando che questi possano curarsi.
C’è un filo diretto che lega tutta questa tendenza discriminatoria dall’eugenetica alla xenofobia attuale ed è legata all’idea di “comunità organica” e cioè chiusa, identitaria, omologante e fortificata come fossimo sempre in pericolo d’invasione da nemici “brutti, sporchi e cattivi” che vengono a rubarci il lavoro, le donne, a portarci malattie ed imporci religioni e tradizioni.
Una delle grandi capacità di questa “nuova destra” è stata quella di imbastire una dignità intellettuale e culturale a tesi razziste che un tempo parevano essere state se non sconfitte relegate ad uso di nostalgici e anacronistici. La forza della lega è stata quella di canalizzare il malessere diffuso rispetto all’arretramento di diritti e libertà di un tempo verso gente in carne ed ossa, con un colore di pelle diverso, usanze e lingue differenti, “mostrando” l’obiettivo del male e impegnando così la gente nel consegnare nelle mani di questi sceriffi il potere di sanzionare, bastonare, espellere e respingere questo “male comune”.
Peccato che la storia ci racconta il contrario e cioè che ad assaltare i villaggi, le case e i paesi di questi “stranieri” siamo stati noi per secoli. Alla ricerca di espansione imperiale, di risorse primarie, colonizzandoli e schiavizzandoli, imponendo loro le nostre lingue, le nostre usanze e religioni ed il caso più evidente sono gli Stati Uniti d’America.
Oggi, in campagna elettorale, è possibile vedere in città dei manifesti delle Lega Nord dove campeggia un’illustrazione di un capo indiano ed il titolo “loro sono stati invasi” e più sotto “ora vivono nelle riserve”. Questa campagna la dice lunga sul senso della storia che appartiene a questi nazi-leghisti. Erano gli europei allora ad invadere e sterminare popolazioni “estranee” alla loro cultura, tradizioni e soprattutto ai loro interessi economici e sono sempre gli europei oggi a cacciare, escludere ed offendere migranti con culture e desideri estranei a quelli nostri.
L’estraneità per noi legittima, indipendentemente dalla provenienza è quella allo sfruttamento, alla miseria, alla guerra, alla subalternità.
Annunciamo fin da ora che come anarchici e libertari di Pordenone solidarizzeremo con ogni migrante offeso, denigrato e perseguitato da queste forze razziste, anche se legittimate dalla legge e dalla polizia. Così come vigileremo sul territorio affinché la violenza e il terrore, che è ormai la fase successiva all’odio fin qui seminato, non abbiano il sopravvento rispetto alla solidarietà, il mutuo appoggio e il diritto a migrare e ricercare la propria felicità, con o senza il permesso di soggiorno.
NON ESITONO CLANDESTINI, LA MIA CASA E’ DOVE SONO FELICE!
Parteciperemo Giovedì 21 maggio ore 16:00 al SIT-IN all'ospedale di Pordenone indetto dall’Associazione Immigrati

Iniziativa Libertaria

martedì 19 maggio 2009

30 MAGGIO: MOBILITAZIONE ANTIFASCISTA A VENEZIA

La storia del sestiere popolare di Cannaregio ha visto molte importanti pagine della lotta contro il fascismo, dal 1921 sino al 1945.
In Cannaregio, infatti, aveva sede il Circolo Ferrovieri in calle Priuli assaltato, nell’aprile del ’21, durante una spedizione degli squadristi tricolorati e vi fu anche una combattiva sezione degli Arditi del popolo che rese difficile l’agibilità dei fascisti nel sestiere. Durante il Ventennio, fu sempre considerata una zona ribelle e ostile al regime di Mussolini; tanto che l’8 settembre del 1943, l’iniziativa popolare impedì la deportazione dei “marinaretti” della Scuola di meccanica dell’Arsenale, grazie soprattutto al coraggio delle donne che, al ponte delle Guglie, misero in salvo i ragazzi condotti incolonnati verso la stazione per essere consegnati ai militari tedeschi.
Nel 1944, per rappresaglia ad un’azione partigiana, i repubblichini di Salò uccisero per strada cinque persone sospettate di antifascismo (Ubaldo Belli, Luigi Borgato, Bruno Crovato, Piero Favretti, Augusto Picutti) e un’altra (Giuseppe Tramontin) venne gravemente ferita tanto da essere ritenuta morta dai fascisti: ancora oggi nel sestiere vi sono le lapidi che ricordano il loro assassinio. Inoltre in Cannaregio, nel Ghetto, vi è la lapide che ricorda la deportazione e lo sterminio di 230 ebrei veneziani (solo 8 tornarono vivi dai lager nazisti), tra cui tanti bambini, servilmente rastrellati dai fascisti italiani.
E’ in questo sestiere che, per il prossimo 30 maggio, è stata convocata una manifestazione del partitino d’estrema destra Movimento Sociale “Fiamma Tricolore”. Il carattere neofascista di tale formazione, oltre ad essere testimoniato dal coinvolgimento in innumerevoli aggressioni, è pubblicamente rivendicato dai suoi stessi dirigenti nazionali e regionali, tra i quali il noto picchiatore Puschiavo, già fondatore del Veneto Front Skinhead: anche il coordinatore veneziano Roberto Quintavalle ha infatti sottolineato che i suoi camerati “portano avanti l’idea e la tradizione dal 1946” . Alleata della Fiamma, è comparsa la Lega Lombardo Veneta, gruppo marginale del venetismo ma fortemente razzista, al punto dal valorizzare l’istituzione del Ghetto ebraico ai tempi della Serenissima Repubblica.
L’annunciato corteo della Fiamma Tricolore, indetto per ripristinare “la sovranità nazionale e veneta” a Venezia contro l’immigrazione, aldilà della brevità del suo percorso blindato, sarà comunque il primo corteo fascista in laguna dopo la Liberazione e, per di più, proprio nel sestiere di Cannaregio.
In nome dei valori della Resistenza e dell’antirazzismo, quindi, per il 30 maggio è prevista a Venezia una giornata di mobilitazione di tutte le realtà antifasciste per contrastare, con ogni mezzo necessario, tale offensiva adunata.

VISITA IL SITO DELLA RETE DI COMUNIC/AZIONE ANARCHICA VENETA
http://www.autistici.org/aranea/

CHI NON SALTA CLANDESTINO E’, E’….IN NOME DEL POPOLO ITALIANO!

Il voto alla Camera del 14 maggio che ha fatto passare il disegno di legge sulla sicurezza pone per la prima volta in questo paese le basi legali per attuare politiche discriminatorie a tutti i livelli della società civile verso altri esseri umani e lavoratori immigrati in Italia in cerca di un futuro migliore.Nonostante le proteste della società civile, nonostante le voci di semplice buonsenso degli operatori, nonostante i tentativi di limare gli articoli più eclatanti, con il reato di clandestinità si sancisce di fatto la riduzione in schiavitù di donne e uomini che abitano questo paese, privandoli dei diritti più elementari e consegnandoli di fatto alla malavita organizzata internazionale che gestisce questo immenso mercato di braccia.Il grande affare securitario che investe le città, i quartieri, le scuole, gli ospedali, le famiglie con badanti, le fabbriche riceverà a breve la legittimazione parlamentare e aprirà legalmente la caccia a tutti coloro che vengono additati a nemici del popolo italiano solo perché colpevoli di essere clandestini. Senza documenti perché sbarcati da “barconi” e non da voli di linea, con il permesso scaduto perché privati dalla crisi di un permesso di soggiorno legato al contratto di lavoro o perché vittime della burocrazia, irregolari perché costretti a lavorare in nero, invisibili perché figli di clandestini, tutti appaiono potenziali nemici del popolo italiano. Anche se su di loro poggiano sempre di più le casse dello stato e i lavori di cura. E sarà anche reato di favoreggiamento della clandestinità mettere in atto pratiche di solidarietà verso gli immigrati senza permesso di soggiorno, dar loro lavoro, curarli, accoglierli a scuola. La caccia colpirà così anche chi combatte le discriminazioni, chi contrasta il razzismo e il veleno del neo-fascismo che serpeggia nei quartieri delle nostre città, chi non si arrende a questo imbarbarimento che si vuole trasformare in senso comune.

LEGGI TUTTO SU www.fdca.it

mercoledì 13 maggio 2009

Sabato 16 maggio - ore 18.00 - RIBELLI SENZA CONGEDO present. libro+cena sociale

Sabato 16 maggio 2009 - ore 18.00
presso il PREFABBRIKATO in Via Pirandello, 22 a Villanova (PN)
presentazione libro con l'autore

MARCO ROSSI
storico e collaboratore di Umanità Nova

RIBELLI SENZA CONGEDO
Rivolte partigiane dopo la Liberazione (1945-1947)

Attorno alla data del 25 aprile 1945, considerata e celebrata come l'anniversario della Liberazione, permangono ancora molti equivoci e rimozioni, dettate da un evidente utilizzo politico della storia, sino al punto di ventilare la cancellazione di tale festa per sancire la conclusione della guerra che vide gli italiani combattersi su fronti opposti.
La principale mistificazione riguarda proprio la data stessa del 25 Aprile con cui si vorrebbe far iniziare e concludere l'insurrezione popolare contro il fascismo e l'occupazione nazista, negando che quella guerra civile e sociale aveva un "prima" e, soprattutto, che conobbe un "dopo" tutt'altro che composto e riconciliato sotto la bandiera della
cosiddetta pacificazione nazionale.
Uno dei fatti che contraddicono palesemente questa rassicurante ricostruzione del passato è l'esperienza, comune a migliaia di partigiani che, a distanza di poco più di un anno dalla Liberazione,
tornarono in montagna "per rifiuto di abitare nella Repubblica che mitraglia i contadini, libera i fascisti e mette gli operai alla disoccupazione".
Tali insorgenze, nonostante le considerevoli dimensioni raggiunte, rimangono a tutt’oggi una parentesi pressoché ignorata e sconosciuta, a causa dell’evidente dissonanza che rappresentò e ancora rappresenta per la storia ufficiale della Resistenza.

segue dibattito
poi CENA SOCIALE+DJset al Barabbacaffè

organizza
Iniziativa LIbertaria

BRUTTI CARATTERI 5 editoria e culture indipendenti Verona 15 16 / 22 23 24 maggio 2009

«Una città senza panchine prima o poi finirà col culo per terra»
John G. Bighawk

Brutti Caratteri è giunto quest’anno alla quinta edizione. Un evento completamente e da sempre autofinanziato, a garanzia della nostra volontà di autonomia, consapevoli che la cultura per essere libera non può e non deve asservirsi ad alcun potere. Anzi.

VENERDÌ 15 MAGGIO
circolo Pink
via scrimiari 7
ore 19.00

Una crisi, tante crisi. La fine del mercato e della sua idea.
con Alessandro Volpi, docente di Storia contemporanea presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Pisa, autore di “Senza Misura. I limiti del lessico globale” (Bfs, 2008)
L’attuale crisi costituisce l’epilogo di una serie di contraddizioni emerse all’interno del capitalismo finanziario degli ultimi vent’anni.
In questo senso è una crisi che contiene in sé più crisi diverse, dalla crisi immobiliare a quella finanziaria fino a quella industriale. Di fronte all’idilliaca idea che possa essere l’occasione di un ripensamento del nostro modo di vivere e del modello di sviluppo, si prospetta l’ipotesi che produca crescita della xenofobia, abbattimento dei diritti sindacali, darwinismo sociale, devastazione ambientale, riarmo e guerre: una società sempre più chiusa e “disciplinare”, dove il ruolo dei divieti (dai piccoli e quotidiani a quelli alla circolazione delle persone su scala globale) diventa centrale.
A seguire buffet e proiezione de
“La fabbrica dei tedeschi” (M. Calopresti, 2008).
Costruita attraverso ricerche sul campo e testimonianze dei parenti delle vittime, la docu-fiction ripercorre i tragici avvenimenti accaduti nel dicembre 2007 nell'acciaieria ThyssenKrupp a Torino dove, a seguito di un grave incidente, morirono sette operai.
Nel prologo gli attori Valeria Golino, Monica Guerritore, Luca Lionello, Silvio Orlando, Rosalia Porcaro, Vincenzo Russo e Giuseppe Zeno impersonano i parenti delle vittime e rievocano gli ultimi momenti di semplice quotidianità prima della tragedia.
Il documentario si compone della narrazione dei testimoni, di quello che successe quella notte e nelle settimane precedenti e dei racconti dei protagonisti sui terribili giorni seguenti.
Una pellicola che dà voce alla rabbia, alle domande senza risposta di come sia potuto accadere, al dolore dei parenti delle vittime.

SABATO 16 MAGGIO
Esposta
via interrato dell'acqua morta, 13/b
ore 17.00

Incontro
Lo spazio pubblico segnato dai divieti.
Ovvero come su di una panchina si può consumare la guerra ai poveri e al tempo da dedicare al pensiero e alle relazioni.
Divieti. Dalle poltrone del potere chi governa non ha altra risposta alla crescente precarietà delle nostre vite. E mentre la crisi mostra a tutti il corpo nudo di un sistema sociale fondato sulla rapina, chi amministra lo spazio pubblico cerca fantasmi e capri espiatori, sempre fra i più deboli. Costruisce paure, chiede sicurezza, offre false soluzioni in forma di divieti. Sradica panchine dalle piazze, oppure le fabbrica in nuovi modelli, con barre che le attraversano uguali ai muri che vorrebbe per dividere, per rinchiudere tutto ciò che non è omologato a sé.
Le panchine, un simbolo. Un piccolo oggetto di arredo urbano diventa il segno di uno spazio pubblico che si vuole svuotato, palcoscenico per spettacoli inutili invece che luogo di scambio, opportunità di relazione. Ma una semplice panchina conosce storie che nessuna ordinanza può vietare. Parole, incontri, viaggi, solitudini, povertà, passioni. Su una panchina, tra l’altro, è possibile sdraiarsi al sole e fermarsi a leggere un libro. Tra l’altro.
"La città come luogo politico"
Chiara Zamboni (Università di Verona, esponente della comunità filosofica Diotima)
"Sosta vietata"
Stefano Maffei (Politecnico di Milano, autore di “Panchina-Bench”, Eleuthera, 2002)
"Vivere la città come tessitura di relazioni"
Donatella Franchi (Artista bolognese che associa la pratica artistica alla pratica politica delle relazioni. Ha organizzato incontri sull'arte facendo riferimento al pensiero della differenza)

SABATO 16 MAGGIO
Piazza Isolo
ore 19.30 (gradita la puntualità)
Happening. Performance con sedie di uomini e donne contro i divieti.

TUTTE.I IN PANCHINA
Non vogliamo stabilire un record ma unire tante sedie fino a formare una lunghissima e simbolica panchina che attraversi la piazza e lo spazio. Una panchina su cui stare, su cui mangiare, dormire, leggere, pensare, bere, sperare, disubbidire...
Un modo semplice per riappropriarci delle cose belle e sensate che si fanno in un parco, come magari sdraiarsi a guardare il sole e le stelle, senza sentire nella schiena quel fastidioso divisorio o la voce di qualcuno che proibisce di stenderti perchè ora non si può più... questione di sicurezza.
Se hai ancora voglia di respirare senza altri divieti portati una sedia da casa e uniscila alle nostre.
E se vuoi proprio esagerare e attentare al decoro urbano porta anche quanto necessario per passare del bel tempo sulla luuuunga panchina liberata.
LE PIAZZE SONO PIÙ ACCOGLIENTI SE ARREDATE DI PERSONE!
Se vuoi stare in panchina con noi faccelo sapere, prenotandoti su:
panchinari@gmail.com

A seguire reinterpret/azione del concetto di Panchina a cura di artist* solidali e la redazione de Il traghetto mangiamerda
ore 22.00
rinfresco-buffet
da Esposta
Brutti Caratteri proseguirà il fine settimana successivo - 22, 23 e 24 maggio - presso la fattoria didattica Giarol Grande di porto San Pancrazio.
Il resto del programma lo trovi su:
http://veronainforme.noblogs.org/
www.ecn.org/porkospino
www.circolopink.it
www.esposta.net

mercoledì 6 maggio 2009

presentazione libro "la comunità escludente: La Nuova Destra tra piccole patrie e Europa nazione" + video Borghezio in Esclusiva

Sabato 9 maggio, ore 18.00, al Prefabbrikato di Via Pirandello, 22 a Villanova si terrà la presentazione del libro "la comunità escludente: La Nuova Destra tra piccole patrie e Europa nazione" (ed. Zero in condotta) di Pietro Stara, collaboratore del settimanale Umanità Nova.
Sarà presente l'autore, che viene da Genova e da anni segue le trasformazioni della cosiddetta "Nuova Destra", o meglio la "Nouvelle Droite", nata in Francia nel 1968 da diverse esperienze della destra radicale e neofascista francese, nel tentativo di rinnovare, anche energicamente, i paradigmi ideologici e gli orizzonti politici di un movimento che era entrato in profonda crisi di pensiero. Il tentativo di rinnovamento porta una parte dei maggiori intellettuali di riferimento a staccarsi sempre più dalle aree politiche di provenienza e li conduce a cercare una "sintesi"quanto mai difficoltosa tra temi solitamente ad uso della sinistra radicale ed una lettura "a destra" degli stessi.
Pietro Stara analizza alcuni temi cari alla Nuova Destra, ormai diffusa, almeno dal punto di vista intellettuale, in molte parti dell'emisfero "Occidentale", cercando di riportarli alla loro origine, che non è tanto quella appartenente a gruppi o gruppuscoli che si richiamano al fascismo od al nazismo, quanto ad una visione specificatamente "a destra" del mondo.
Uno dei maggiori esponenti è Alain De Benoist, più volte invitato a Pordenone sia da Cinemazero, Pordenonelegge e Historia a dimostrazione della percezione bipartisan di questo "razzismo differenzialista" che rispetto a quello "organicista" recupera temi come il femminismo, l'ecologismo ecc, per riproporli a "motivazione" comune per andare "oltre la destra e la sinistra".
Pietro Satara si interroga infatti su categorie politiche utilizzate spesso, ed in maniera disinvolta, "a sinistra", esplorando non soltanto il loro utilizzo, ma anche il significato delle definizioni prese in questione.
Prima dell'incontro verrà proiettato in esclusiva un video (che sta facendo il giro su Youtube e Blog) dove Mario Borghezio, ospite d'onore del meeting organizzato da Nissa Rebela, movimento di estrema destra francese, viene ripreso fuorionda e a sua insaputa mentre tiene lezione sulle tecniche da utilizzare per riconquistare il potere da parte di fascisti, infiltrandosi dentro movimenti e partiti di stampo territoriale e regionalista, riferendosi chiaramente alla Lega Nord.
Capire quali siano le basi culturali e ideologiche che stanno alla base di partiti come la Lega Nord in un territorio come il nostro, le azioni concrete (assalti ai campi Rom e ai clandestini, ronde padane) e legislative come la Bossi-Fini, i CIE, l'accanimento verso i migranti ed altre ancora è fondamentale per ostacolarle sul terreno di una politica solidale e antirazzista.

Iniziativa Libertaria Pordenone

PISA 7 MAGGIO 1972 Franco Serantini anarchico di vent'anni moriva a Pisa il 7 maggio 1972.

Due giorni prima, mentre partecipava ad una manifestazione antifascista di protesta contro il comizio dell'on. Giuseppe (Beppe) Niccolai del Movimento sociale italiano, alcuni uomini del 2° e 3° Plotone della 3a Compagnia del 1° Raggruppamento celere di Roma lo avevano barbaramente pestato a sangue.
Fermato e trasportato nel carcere del Don Bosco, il giorno seguente, nonostante manifestasse un malessere generale, era stato interrogato da un magistrato e sottoposto ad una superficiale visita medica. La mattina del 7 maggio venne trovato agonizzante nella sua cella e trasportato d'urgenza al pronto soccorso dove si spense.
Il certificato di morte parla di "ematoma intracranico post-traumatico", chi assisterà all'autopsia dichiarerà di aver visto un corpo massacrato dai colpi ricevuti durante l'arresto.
Una storia tragica di questo paese, purtroppo non l'unica, di cui gli esecutori all'epoca sono stati gli uomini preposti all'"ordine pubblico" e il mandante il governo del democristiano Giulio Andreotti e del ministro degli interni Mariano Rumor.
Pisa, come molte altre città, fu destinata ad essere il banco di prova di una campagna elettorale provocatoria e violenta, incentrata sull'ordine pubblico: unico obiettivo di questa campagna fu di portare allo scontro "militare" le opposizioni, soprattutto quelle extraparlamentari, per poter avallare la tesi degli opposti estremismi e riaffermare l'autorità dello Stato. Sono passati 37 anni e di Serantini si continua a parlare, la sua morte è ancora una ferita aperta nella storia recente della società italiana. Se ne parla, anche se, ad esempio, una parte della città di Pisa - come una parte delle forze politiche - vorrebbe una volta per tutte sotterrare di nuovo quel nome e la sua storia.
Il motivo di questa accesa guerra alla memoria è semplice: si vuole nascondere le responsabilità di chi ha guidato il Paese, promosso, organizzato ed eseguito, con cinica determinazione, quella stagione passata alla storia come "gli anni di piombo" ma che sarebbe più appropriato definire l'epoca del terrorismo di Stato e delle stragi impunite.
Troppo spesso negli ultimi decenni i "vincitori" hanno presentato il conto a quella parte politica, che viene considerata la madre spirituale del "terrorismo rosso", scordandosi, non a caso, la dinamica dei fatti e le responsabilità oggettive, anche se con obiettivi diversi, delle forze di governo, dei servizi segreti interni ed esteri, degli apparati polizieschi e dei neofascisti nello scatenamento di quella stagione di violenza.
Oggi sono i politici che vogliono fare la storia e le loro fonti predilette sono le sentenze dei tribunali e i media prezzolati ma in realtà la storia di quel decennio è ancora in gran parte da scrivere. Grazie a molti la memoria di Serantini non si è persa, vive nei cuori delle donne e degli uomini che continuano a credere e a battersi per gli ideali di giustizia sociale e libertà per i quali ha vissuto Franco.
La memoria di Serantini resiste, sui muri delle città, nelle canzoni, nei teatri, nei libri e nelle pagine web. Recentemente, un giovane musicista d'origine pisana, Francesco Filidei, gli ha dedicato anche un'opera che è stata presentata al Festival musicale di Montecarlo.Una memoria che giorno dopo giorno, testardamente, ricorda la scomoda verità: Franco Serantini, per la sua scelta di campo antifascista e libertaria, fu ucciso due volte: la prima da coloro che ne devastarono il corpo, la seconda da uno Stato che per scelta politica non volle fare "giustizia", perché ovviamente lo Stato non può processare se stesso.
Franco B.
In ricordo di Franco Serantini BFS 30 anni
Nell’ambito del trentennale delle attività della Biblioteca Franco Serantini di Pisa sono organizzate una serie di manifestazioni
Mercoledì 6 maggio ore 18.00 Cinema Arsenale, vicolo Scaramucci 4, Pisa:
proiezione del documentario “S’era tutti sovversivi” di Giacomo Verde (dedicato alla memoria di Franco Serantini); presentazione della nuova edizione de “Il sovversivo: vita e morte dell’anarchico Serantini” di Corrado Stajano (BFS edizioni, 2008) con: Paolo Finzi - redattore di A rivista anarchica; Franco Bertolucci - Biblioteca F. Serantini
Giovedì 7 maggio dalle 17.00 alle 22.00 in Piazza XX settembre a Pisa; presidio informativo con libri e altro... mostra su Serantini e la biblioteca - sketch teatrali;dalle 19.00 aperitivo musicale con i Sonalastrana

lunedì 4 maggio 2009

Angelica, ragazza Rom romena ingiustamente in carcere, chiede giustizia. Il 7 maggio a Napoli, processo di Appello

Il 7 maggio a Napoli, processo di appello per la giovane Rom Angelica. Gruppo EveryOne: "E' stata condannata in base al pregiudizio medievale secondo cui i Rom rubano bambini".Napoli, 4 maggio 2009. "La giovane Rom ha subito una condanna assurda, senza prove, senza indagini approfondite, senza buon senso," dichiarano i leader del Gruppo EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau. "Abbiamo inviato al giudice del Tribunale d'Appello un dossier che ne dimostra l'innocenza". Il grande giurista Juan de Dios Ramirez Heredia si è detto pronto a "indossare la toga per difenderla, accanto all'avvocato Valle". Angelica viene da Bistrita-Nasaud città della Transilvania. Era arrivata in Italia da pochi mesi con il giovane marito Emiliano e alcuni familiari. Ha una figlia di 3 anni, Alessandra Emiliana, che è rimasta in Romania. "Ma come possono pensare che io abbia cercato di rapire una bambina?" protesta Angelica davanti a un attivista di EveryOne, che ha avuto il permesso dal giudice di visitarla. "Sono una mamma e se qualcuno mi portasse via la bambina, morirei dal dolore". A Napoli la ragazza viveva di elemosina "e di qualche piccolo furto," confessa, "ma solo quando non sapevo come procurarmi da vivere, perché il mio sogno era quello di lavorare, se solo avessi avuto un'occasione". Il 10 maggio Angelica viene arrestata con un'accusa terribile: una donna di Ponticelli afferma di averla sorpresa mentre avrebbe tentato di rapire la sua bambina in fasce. "Per entrare nella stanza in cui dormiva la piccola," ricostruiscono gli attivisti, "Angelica avrebbe dovuto trovare contemporaneamente aperti il cancello esterno, il portone dell'edificio e la porta blindata dell'appartamento, senza imbattersi in un inquilino e senza che la piccola, una volta afferrata, si mettesse a piangere. Tutto questo, in un periodo caratterizzato a Ponticelli da una vera e propria fobia nei confronti degli 'zingari', tanto che tre mesi prima era nato un Comitato di Ponticelli per il problema dei Rom. Inverosimile". Leggendo gli atti del processo e il dispositivo di sentenza, si rileva che non esistono prove a carico di Angelica, ma solo la testimonianza della madre della bambina neonata. "Non vediamo perché la donna avrebbe dovuto mentire," scrive il magistrato. "E' una sentenza priva di razionalità, proprio per la 'zingarofobia' che si era impadronita in quei giorni degli abitanti di Ponticelli," prosegue EveryOne. "La Storia ci insegna che fin dal Medioevo la sola presenza di 'zingari' vicino a un bambino 'cristiano' faceva gridare le comunità locali al ratto di minore. Anche volendo credere alla buona fede dell'accusatrice, il fattore-pregiudizio non può in alcun modo essere ignorato nel giudizio di un caso come questo. Una perizia, che non è stata mai eseguita, avrebbe dimostrato che Angelica avrebbe dovuto muoversi al rallentatore per essere vista dalla madre, già sul pianerottolo e con la bimba in braccio, e quindi raggiunta e bloccata. Sembra che la madre della neonata descriva una propria paura piuttosto che un evento reale. I seguito è ancora più irreale. La madre leva la piccola dalle braccia di Angelica, rientra in casa, pone la bambina a terra, grida e... Angelica è rimasta ancora sul pianerottolo, giusto per farsi raggiungere dal nonno della neonata e poi da altri vicini, che cercano di linciarla". Alcuni cittadini di Ponticelli hanno ricordato che l'accusatrice ha precedenti giudiziari per falso ideologico. Le stesse conclusioni tratte dal Gruppo EveryOne e dal giurista spagnolo Heredia sono state tratte dal giornalista investigativo spagnolo Miguel Mora sulle pagine di El Pais: "Il teorema che ha portato alla condanna si basa solo sulle parole contraddittorie dell'accusatrice. "Il caso di Angelica ha scatenato gli abitanti di Ponticelli," commentano gli attivisti, "che in men che non si dica hanno sgomberato con brutalità i terreni occupati da Rom romeni, che erano al centro di un progetto urbanistico in attesa di un finanziamento pubblico di milioni di euro, finanziamento che poco dopo il 'pogrom' sono arrivati". Angelica, secondo la giurisprudenza, è una "minore non accompagnata" e il legislatore ritiene che un minore di età debba rimanere in Istituto il minor tempo possibile, favorendo tutte le possibilità di reinserimento sociale. "Ma Angelica è già dentro da un anno," conclude EveryOne, "e sconcerta il fatto che non le sia stato concesso il patrocino gratuito per un motivo surreale: era impossibile al magistrato stabilire le sue condizioni economiche in Romania". Se in appello sarà fatta giustizia, per Angelica si aprono due possibilità: tornare in Romania e ricostruirsi una vita con i suoi cari oppure restare in Italia, grazie a una famiglia che si è offerta di aiutarla in un percorso di inserimento sociale positivo, in attesa di ricongiungersi alla famiglia. Intanto il suo caso ha destato l'attenzione della Commissione europea, del Cerd (Nazioni Unite) e delle più importanti organizzazioni contro la discriminazione e gli abusi che colpiscono il popolo Rom in Europa, da Union Romani a ERRC, dall'OSI al Coordinamento Antirazzista Sa Phrala.

Scriviamo al Presidente della Corte di Appello di Napoli Sezione Minorenni dr Vincenzo Trione e al Presidente del Tribunale per i Minorenni di Napoli dr. Stefano Trapani:

info@tribunalenapoli.it
tribmin.napoli@giustizia.it

Per informazioni:
info@everyonegroup.com
www.everyonegroup.com

PRIMO MAGGIO: DIFENDERE, ALLARGARE E CONDIVIDERE LE LOTTE

Primo maggio, ieri come oggi, significa rispetto per lemobilitazioni dei lavoratori di tutto il mondo che hannosofferto, pagando anche con le proprie vite, nelle lotte percambiare la condizione di uomini e donne sottoposte alcontrollo del capitalismo nel mondo.Noi comunisti anarchici rivendichiamo la lotta per uncambiamento radicale della società verso una società dilibertà, uguaglianza e solidarietà, ma non possiamodimenticare che in molti paesi non si è ancora raggiuntoil livello minimo di garanzie di espressione sindacale, ec'è chi lavora a condizioni e salari subumani. Il nostropensiero oggi va a queste realtà con il rafforzamentodelle reti di sostegno alle lotte dei popoli di tutto ilmondo.Nei paesi dell’Occidente, "culla delle libertà", ildestino di uomini e donne che lavorano è diventato negliultimi due decenni sempre peggiore; precarizzazione,flessibilità, parole magiche sposate da destra e sinistrain tempi non sospetti, sono ora sotto gli occhi di tutti neiloro effetti per i durissimi colpi di una crisi nata propriodalla diminuzione dei salari e dalla distruzione di posti dilavoro.Gli Stati, i vertici del G8 lo sanno e scelgono larepressione, l’oppressione e lo sfruttamento. Scelgono disalvare le banche prima di tutto, le aziende prima di tutto.Le lavoratrici ed i lavoratori possono aspettare chéintanto possono continuare a indebitarsi per poter vivere.Ma anche in tempi di dura crisi il Primo maggio continua aricordare che sono le lotte dei lavoratori, autorganizzate efederate, che conquistano i diritti. Che non sono maiacquisiti per sempre.Ma che vanno difesi, allargati e condivisi con le lotte.Perché, e le mobilitazioni in tutto il mondo lo hannoricordato in questi mesi di crisi, le lotte di massa, dalbasso, autogestite, sono nel sangue e nella memoria storicade movimento dei lavoratori e contrastano i dirigenti delcapitalismo internazionale ed i governi di tutto il mondo innome della giustizia sociale e della difesa degli interessimateriali del mondo del lavoro.Il compito dei comunisti anarchici e dei rivoluzionari perla libertà e l'uguaglianza è di raccogliere questamemoria e portarla nelle lotte del presente, quale forzaagente parte costitutiva del movimento dei lavoratori, unmovimento che deve diventare una vera forza rivoluzionariain grado di distruggere il capitalismo e inaugurare unanuova era di libertà, solidarietà e uguaglianza.

1 Maggio 2009

Alternative Libertaire (Francia)
Federazione dei Comunisti Anarchici (Italia)
Workers Solidarity Movement (Irlanda)
Zabalaza Anarchist Communist Front (Sud Africa)

IX Congresso Nazionale della FdCA

IX Congresso Nazionale della FdCA
1-2 novembre 2014 - Cingia de' Botti (CR)